Novità Emorroidi - Metodo THD

Il trattamento chirurgico con la metodica THD
(Dearterializzazione Emorroidaria Transanale)

macchinario_thd

La malattia emorroidaria è la patologia proctologica più frequente nel mondo occidentale. L’iperafflusso di sangue arterioso che giunge alle emorroidi è ritenuto uno dei fattori più importanti nel determinare la congestione (con stasi ed edema) ed il conseguente rigonfiamento dei gavoccioli emorroidari.

Le emorroidi (EMORROIDI INTERNE) sono dei “cuscinetti” di tessuto fibrovascolare, rivestiti da mucosa, situati nella parte inferiore del retto, al confine col canale anale. Le emorroidi si sgonfiano in funzione del diverso afflusso sanguigno, partecipando al meccanismo della continenza, specie delle feci liquide e dei gas.

Le EMORROIDI ESTERNE (“pacchetti” emorroidari esterni) sono nella parte inferiore del canale anale, rivestite da cute.

emorroidi1

La malattia emorroidaria è costituita da quel corteo di sintomi vascolari (edema, congestione, trombosi, sanguinamento) che si manifesta in conseguenza del prolasso dei cuscinetti emorroidari e del relativo difficoltoso scarico venoso.

Da quanto detto se ne deduce che la malattia emorroidaria si cura riducendo l’iperafflusso di sangue alle emorroidi e correggendone il prolasso.

Le innovazioni più importanti degli ultimi anni, riguardo al trattamento chirurgico della malattia hanno cercato di migliorare i dei due aspetti negativi della tecniche tradizionali e cioè la riduzione del dolore postoperatorio oltre all’ accorciamento dei tempi di guarigione. Questo perché nelle metodiche chirurgiche più tradizionali, dove le emorroidi vengono asportate, il dolore postoperatorio è intenso e i tempi di guarigione sono inevitabilmente lunghi.

In questo contesto il sistema THD rappresenta la procedura mininvasiva per eccellenza. Le emorroidi infatti non vengono asportate ma riposizionate all’interno del canale anale (mucopessi) salvaguardando così una struttura anatomica importante nel meccanismo della continenza. Si tratta di una approccio indolore che consente un ritorno alle normali attività, per una patologia il cui trattamento è da sempre considerato invalidante e associato a dolore. Un dispositivo chirurgico dedicato consente una semplice, sicura ed efficace correzione del prolasso riposizionando i tessuti prolassati nella loro sede naturale, nel rispetto dell’anatomia e della fisiologia. Esso consta di 2 tempi chirugici:

  1. dearterializzazione : attraverso un anoscopio appositamente concepito e dotato di una sonda Doppler le terminazioni delle arterie emorroidarie, fino ad un numero massimo di sei, vengono individuate e legate in modo selettivo a circa 1-2 cm al di sopra della giunzione retto-anale dove non sono presenti fibre nervose dolorifiche. La conseguente riduzione del flusso arterioso determina una netta diminuzione della congestione dei noduli emorroidari.
    In caso di prolasso muco-emorroidario al tempo uno della dearterializzazione che ha curato il sanguinamento si può associare la
  2. 2. mucopessia: riposizionamento dei cuscinetti nella loro sede anatomica attraverso una sutura-plicatura della mucosa che usa come ancoraggio i punti di sutura dati precedentemente nella legatura delle terminazioni arteriose.

emorroidi2

Il metodo THD è un approccio mini-invasivo al trattamento della malattia emorroidaria.  Mediante una sonda a contatto con la mucosa vengono individuate le arterie che apportano sangue ai plessi emorroidari. Poi mediante un filo di sutura queste arterie vengono legate riducendo l’apporto ematico ai cuscinetti emorroidari che in questo modo vengono a decongestionarsi. Nel corso dell’intervento il chirurgo, sempre mediante sutura, può correggere l’eventuale prolasso mucoso, ripristinando quando possibile la condizione fisiologica naturale.

Quindi correggendo il prolasso e riducendo l’iperafflusso di sangue si risolve la sintomatologia della malattia emorroidaria SENZA ASPORTAZIONE DI TESSUTI e quindi senza ferite e senza dolore.

Per quali stadi della malattia emorroidaria è indicato l’intervento chirurgico con il THD?

Il metodo THD è indicato per vari livelli di gravità della patologia emorroidaria. La valutazione della gravità della patologia e dell’elegibilità al trattamento THD deve essere comunque affidata ad un proctologo dopo accurata visita specialistica.

Quali sono i tempi di ripresa?

Con il metodo THD, il paziente può andare a casa poche ore dopo l’intervento e può riprendere le normali attività entro le 24-48 ore successive. E’ possibile andare in bagno il giorno dopo l’intervento senza controindicazioni e quindi non è necessario trattenere lo stimolo a defecare. Il dolore post-operatorio è nullo o molto lieve e quindi consente di andare in bagno senza difficoltà.

E’ un intervento risolutivo?

I casi di recidive/ricadute dopo l’intervento sono molto rari.

Quali complicanze possono insorgere?

E’ possibile che dopo l’intervento e per le prime 24 ore il paziente presenti urgenza defecatoria, specie se era portatore di importante prolasso: questa situazione non deve allarmare perché è transitoria e legata alla pessia del prolasso. Al di fuori dalla terapia prescritta dal proctologo non è necessario assumere altri farmaci.

Perché scegliere il metodo THD?
  1. Perché non asporta le emorroidi
  2. Perché non è doloroso
  3. Perché non ha complicanze maggiori come sanguinamento, incontinenza e stenosi
  4. Perché è facilmente riproducibile e ripetibile

emorroidi3